Vigneti meccanizzabili: una necessità più che una scelta

La riduzione dei costi, oltre a qualità, produttività e rispetto per l’ambiente, è uno degli obiettivi prioritari della moderna viticoltura.

In questo contesto si inserisce il discorso relativo alla meccanizzazione integrale del vigneto, che consente di limitare l’impiego di mano d’opera (o di sopperire alla mancanza della stessa) e di rimanere competitivi nei confronti di zone viticole a più basso costo di produzione.

Vista la possibilità di gestire anche a mano i vigneti meccanizzabili, non è comunque concepibile precludersi la possibilità di far entrare le macchine nel vigneto in un prossimo futuro, realizzando un impianto tradizionale non meccanizzabile.

Questi concetti sono tenuti in considerazione in ambito comunitario, infatti non a caso i contributi alla viticoltura e l’assegnazione gratuita dei diritti di reimpianto, previsti dalla 1493/99, fanno riferimento esclusivamente ad impianti meccanizzabili.

La meccanizzazione del vigneto, che si sta via via diffondendo anche nelle nostre zone, è la strada intrapresa da tutti i principali paesi vitivinicoli del mondo, come Francia, Cile, Argentina, Stati Uniti (California), Australia, Nuova Zelanda e Sud Africa.

Nella realizzazione di un impianto meccanizzabile è fondamentale la cura dei particolari se si vuole massimizzare l’efficienza delle operazioni colturali e soprattutto della raccolta meccanica e limitare il più possibile le perdite di prodotto e i danni al vigneto.

La scelta della forma di allevamento deve avvenire in funzione della varietà prescelta, delle condizioni pedoclimatiche e delle capacità tecniche della specifica realtà aziendale.

E’ importante sottolineare come ciascuna varietà meglio si adatti ad una determinata forma di allevamento, in funzione del portamento e della fertilità delle gemme basali, e come certe combinazioni varietà – forma di allevamento siano da sconsigliare.

Stabilite varietà, portinnesto e forma di allevamento si procede alla progettazione dell’impianto che dovrà consentire un agevole ingresso delle macchine ed essere dotato di capezzagne tali da permettere alle macchine stesse di girare e scaricare.

Anche l’orientamento delle piante e il loro posizionamento rispetto ai pali deve avvenire tenendo conto del senso di marcia delle macchine raccoglitrici e potatrici. L’altezza dell’impianto è vincolante ai fini dell’accesso delle macchine.

La scelta dei materiali con cui realizzare l’impianto è molto importante; a tale proposito si ricorda che sono funzionali alla meccanizzazione i pali in cemento pre – compresso e i pali in legno. Il riciclaggio di materiali derivanti da vigneti abbattuti, se da un lato consente di contenere le spese di impianto, dall’altro può pregiudicare definitivamente la possibilità di meccanizzare il vigneto. In particolare si ricorda che i pali in cemento vibrato (forati), sotto l’azione diretta degli organi battitori, tendono a sgretolarsi provocando gravi danni alle attrezzature di cantina. Anche per coloro che intendessero ricorrere alla raccolta meccanica rinnovando ad esempio impianti a Casarsa “tradizionali”, deve essere prevista la sostituzione dei pali in cemento vibrato (forati) con pali in cemento pre – compresso o in legno.

Le forme di allevamento meccanizzabili, proponibili per la pianura sono le seguenti:

  • Doppia cortina (G.D.C.)

Forma di allevamento altamente integrata con la meccanizzazione, costituita da una doppia cortina per ciascun filare. E’ adattabile praticamente a tutte le principali varietà coltivate in pianura.

E’ raccolto da macchine che operano per scuotimento verticale che agiscono sulla struttura senza interessare direttamente il grappolo.

In questa forma di allevamento il problema della pettinatura è ovviabile tramite l’adozione di braccetti divaricatori.

Il sesto di impianto deve essere compreso tra m 3.8 – 4.2 tra le file e m 0.5 – 1.0 sulla fila.

  • Casarsa

E’ la forma di allevamento meccanizzabile più diffusa nelle nostre zone. E’ adatta a varietà che richiedono potature medie e con germogli in grado di attaccarsi ai fili della struttura. In questa forma di allevamento la pettinatura risulta fondamentale per il corretto lavoro delle vendemmiatrici.

Si raccoglie con macchine a scuotimento orizzontale che colpiscono direttamente i grappoli.

Il sesto di impianto deve essere compreso tra m 2.5 – 3.5 tra le file e m 1 – 1.5 sulla fila.

  • Cordone libero

E’ costituita da pali con un unico filo portante su cui poggia il cordone permanente.

E’ adatta principalmente alle varietà a portamento espanso, assurgente e dotate di elevata fertilità delle gemme basali, come merlot, ancellotta, cabernet – sauvignon, sangiovese, pinot, chardonnay, pignoletto, ecc.

Le vendemmiatrici sono le medesime impiegate anche per il casarsa.

Analogamente al casarsa le distanze di impianto sono comprese tra m 2.5 – 3.5 tra le file e m 1 – 1.5 sulla fila.

Riccardo Castaldi